Jorge Alvares e la prima volta (forse) che un Occidentale vede il tè.

UOMINI E DONNE DEL TE | STORIE INCIUCI E FATTI STORICI - 1

Mi Parli di tè?
Viaggio tra porti, mercanti e monaci.

Forse, la prima menzione sul tè fatta da un occidentale.
Forse.

Allora, diciamolo subito, è un casino.

Tutto è un casino, un grosso casino.

Ad ogni modo, è circa il 1540, ci troviamo in Giappone, probabilmente nei dintorni di Kagoshima.

Quindi, Giappone del Sud.

Un mercante portoghese,  Jorge Alvares, ha appena attraccato nel paese del Sol levante.

Potrebbe sembrare un fatto normale, ma non lo è. 

Perché sembrerebbe che il Senhor Jorge Alvares sia il primo portoghese a mettere piede in Giappone.

O meglio, uno dei primi Mercanti a cercare di stabilire rapporti commerciali con il Giappone. 

Age of Discovery, il periodo delle scoperte e delle spedizioni. 

Navi, vascelli, caravelle partivano verso il quasi ignoto in cerca di nuove terre, nuovi popoli (da conquistare), nuovi prodotti da scambiare, nuovi prodotti da Rubare e sottrarre. 

Tranquillamente, la Nascita del Capitalismo, insomma. 

Il mercante/capitano signor Jorge Alvares, tanto per complicare le cose, ha lo stesso nome dell’esploratore, appunto, Jorge Alvares, che a sua volta, dovrebbe essere il primo Esploratore portoghese ad attraccare, nel sud della Cina, nell’area della foce del Fiume delle Perle (Odierno Guangdong), precisamente sull’isola di Lintin (Nei Lingding 內伶仃島) nel 1513, dando vita ai futuri insediamenti di Hong Kong e, sull’altra sponda della Foce, Macao.

Ma questa è un’altra storia. 

Gesuiti Euclidei.

Oltre a Navigatori, esploratori, Capitani, marinai e Mercanti, un’altra figura, di fondamentale importanza, che esploravano le nuove rotte e le nuove terre toccate, era quella dei RELIGIOSI. 

Diverse decine, poi centinaia di Religiosi arrivarono, insieme ai più pragmatici conquistatori/esplorator, sulle coste delle nuove vie commerciali. 

Gesuiti euclidei / vestiti come bonzi per entrare a corte degli imperatori / della dinastia dei Ming.

Qui il riferimento del grande Franco Battiato è, dovrebbe essere, Matteo Ricci, Gesuita, arrivato a corte degli imperatori verso il 1580.

Religiosi, soprattutto Gesuiti, in fuga per sfuggire al bagno di sangue di un'Europa sconvolta dalle guerre e in piena crisi religiosa dopo lo scisma protestante, ma anche, ovviamente, per Convertire

Ma anche questa è un’altra storia.



1543, Tanegashima, una piccola isola vicino Kyūshū.

L'arrivo dei Portoghesi.

 

1543 Giappone, Kagoshima, (precisamente Tanegashima, una piccola isola vicino Kyushu). 

Jorge Alvares, il mercante (da ora lo chiamiamo così, per non confondere con l’altro Jorge Alvares, l’esploratore, che oltretutto è morto da un bel po’, nel 1521), approva sulle coste meridionali del paese del sol levante.

Nel 1543 dicevamo, addirittura qualche anno prima dei “primi” missionari gesuiti che arriveranno con Francis Xavier, considerato l’apostolo di India e Giappone, appunto, nel 1548.

E il mercante Jorge Alvares scrisse, forse, la prima o una delle prime note scritte (in modo non proprio precisa) da un occidentale sul te, sul luogo. Non un sentito dire, non una trascrizione, ma proprio una nota scritta in prima persona da un partecipante o più semplicemente, soggetto coinvolto.

E diciamolo subito, il nostro amico non aveva ben capito cosa fosse il tè:

 

…beben Orroca que hazen de arroz y otro breuage q todos generalmente beuen, grandes y pequenos... en el verano agua de febada y en el inuierno agua de vnas yeruas yno alcanfe afaber q yeruas eran, no beuen ningun agua fria ni en inuierno ni en verano.

Bevono l'arrak che fanno con il riso e un'altra bevanda che generalmente bevono tutti, grandi e piccini...
d'estate [bevono] acqua d'orzo e d'inverno un infuso di certe erbe, e non sono mai riuscito a scoprire che
erbe erano.
Non bevono acqua fredda sia in inverno che in estate.

In questa nota, oltre a quella che potrebbe essere la descrizione di un tè “in inverno (bevono) un’infusione di alcune erbe” per la prima volta si menziona anche il Mugicha, il tè d’orzo.

Poi, Il fatto di non bere bevande fredde è un uso tutt’oggi ancora in voga, non solo in Giappone, ma anche nella vicina Cina e paesi limitrofi.


Dopo qualche anno, il Gesuita Francis Xavier, sembra confermare la nota e la descrizione fatta dal mercante Jorge Alvares, appunto, fatta qualche anno prima:

..Imverno aguta de Huas ervas que não alcamcey saber que ervas erao.

In inverno bevono l’acqua di alcune erbe ma non ho compreso quali erbe fossero.

Ecco, sembra più o meno, forse molto meno, che negli usi e nei costumi dei Giapponesi,  una certa bevanda, fatta dall’infusione di “alcune” erbe, era conosciuta e di uso comune,e magari, era proprio il tè.

In realtà, Jorge ALvares lasciò, diede, fornì un appunto composto da 44 note sugli usi, i costumi Giapponesi da lui descritti e "notati", al Padre Gesuita.

La nota numero 20 è proprio quella relativa alla descrizione fatta dal mercante e precedentemente indicata.

 

Dovrà passare qualche anno prima di avere la prima menzione sul tè, questa volta stampata, su una pubblicazione occidentale: Nel Delle Navigazioni et Viaggi, Giovanni Battista Ramusio scrive appunto circa il Chiai Catai, The Tea of Cathay”. 

Giovanni Battista Ramusio, Trevigiano della Repubblica di Venezia, Diplomatico, geografo ed umanista grazie al suo carisma e alle sue doti di diplomazia e cose del genere, riuscì a mettere per iscritto vari racconti di viaggio di diversi esploratori e mercanti.

La sua opera più importante, alla quale è legata la sua fama letteraria, è il monumentale trattato dal titolo Delle navigationi et viaggi, il primo trattato geografico dell'età moderna, pubblicato fra il 1550 e il 1606, che riunisce più di cinquanta memoriali di viaggi e di esplorazioni dall'antichità classica fino al XVI secolo, da Marco Polo a Vespucci, alle grandi esplorazioni africane. La pubblicazione di questo trattato subì varie vicissitudini, poiché il primo volume fu stampato nel 1550, il terzo volume fu stampato nel 1556, e il secondo volume, il cui manoscritto era andato distrutto in un incendio, fu stampato postumo nel 1559, due anni dopo la morte di Ramusio.

La figura di Giovanni Battista Ramusio merita sicuramente un approfondimento futuro.

Ma anche questa, è un’altra storia.

note:

Sono studi personali, di una persona curiosa e appassionata. Ho ovviamente una bibliografia di riferimento che, una volta finita la serie, renderò nota.

Per il momento se ti va, se ti è piaciuto, se non ti è piaciuto, se hai domande o cose del genre puoi lasciare un commento. Per tutto il resto mi puoi scrivere su: gixlovestea@gmail.com

1 comment

Teresa

Beppe carissimo, mi è piaciuto un sacco leggerti, come sempre. Mi dispiace solo non averti tra i nostri, “ma questa è un’altra storia”. Stammi bene, mi raccomando!

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